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CM Punk_90™
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Caro tifoso laziale,
non è nostra abitudine, di solito, rivolgerci a te. Te, che come ogni minoranza etnica, covi chiuso nel tuo piccolo mondo soltanto rabbia e invidia. All’ombra di un qualcosa che mai ti potrà appartenere. In una città che, nonostante i tuoi inutili sforzi, non è e non sarà mai la tua.

Te, figlio del 1900, figlio di una Società che ha rinnegato nome e colori di Roma per attribuirsi la gloria effimera della Grecia olimpionica.

Quasi cento e dieci anni senza mai capire fino in fondo se il tuo cuore fosse dipinto di biancoceleste, biancoazzurro o bianco blu. Quasi cento e dieci anni senza mai comprendere fino in fondo perché ti sei chiamata Lazio.

Una frustrazione lunga più di un secolo. Ventisette anni in solitudine, giusto il tempo, aggiustato il fagotto, di raggiungere la Capitale e scoprire da subito che posto, per voi, non ce n’era già più.
Roma aveva bisogno di un qualcosa che la rappresentasse davvero.
Un emblema eterno nel nome e nei colori. Giallo e rossa, come il sole e come il cuore.

Da sempre gli stessi, mai una sfumatura, nel bene e nel male. Nei giorni di gloria e in quelli di dolore. Figli di un impero, orgogliosi del nostro nome, della nostra bandiera e del nostro simbolo.

Una vita da mediocre la tua, passata nella mediocrità. Tra serie che non ci appartengono e gioie legate alle disgrazie altrui. Vere e proprie Onoranze Funebri, dove sono loro tutto il resto del mondo non vorrebbe esserci.

Gioisci per un rigore calciato tra le stelle. Le stesse stelle che ammiravano undici atleti scesi in campo privi di forza ma con un cuore grande come questa città. Hai tifato Liverpool, Arsenal, Inter o Manchester. Una vita passata a tifare contro. Ancora altri colori, altri nomi, altre città.
Una confusione nella quale rischi sempre più di impazzire.

Noi ti guardiamo e, nonostante le sconfitte e le amarezze, sei ancora l’unica cosa che riesce a farci tornare il sorriso.
Basta fissarti negli occhi per capire che la disgrazia non è un rigore sbagliato da Tonetto o da Graziani, sette gol presi a Manchester o uno scudetto gettato via all’ultima giornata.
La sciagura sarebbe essere anche noi figli del 1900.

Figli dell’unica squadra al mondo cancellata dalla storia tra scandali, scommesse e partite truccate.
L’unica che non ha partecipato ad una Coppa Campioni dopo aver vinto uno scudetto.
Figli di un nome che in Europa è sempre seguito dalla parola Roma.
Una Società diventata grande solo alla fine degli anni ’90 grazie ad un Presidente che per fare bella la sua Lazio ha rovinato tanta povera gente.

“Io caccio i soldi, lui paga con le caciotte” amava ripetere l’eterno Presidente Sensi a chi gli chiedeva il perché di tanto successo dall’altra parte del Tevere (Poi la Giustizia Divina ha preso in mano la situazione… ed è arrivato Lotito).

Allora meglio rivolgersi a te, cuore giallorosso.

A te che nel 1973 hai scelto per primo la curva dove sostenere la tua squadra.
A te che hai sofferto per il gol di Turone a Torino.
A te che il 23 ottobre del 1983 eri sotto a quel “TI AMO” grande come una curva.
A te che la prima volta che sei andato allo stadio, giocava la Roma.
A te che il 27 aprile del 1986 eri tra i diecimila tifosi giallorossi giunti a Como a sostenere la propria squadra nonostante il tuo cuore fosse ancora ferito dai gol del Lecce.
A te che dopo la finale persa di coppa Uefa contro l’Inter eri tra gli ottantamila presenti all'Olimpico per salutare Bruno Conti.
A te che quando andavi a scuola, i tifosi laziali erano sempre in minoranza…
A te che abbracciavi Liverani (futuro capitano biancoceleste) nelle notti tricolori di Testaccio…
A te che ami il tuo Capitano da una vita.
A te che quando senti la parola Lazio pensi alla Regione e non alla squadra.
A te che ami parlare, soffrire e vivere solo di Roma.
A te che se un giorno incontri Vucinic, Tonetto, Graziani o Bruno Conti non li insulti per il rigore sbagliato ma gli stringi la mano e gli chiedi l'autografo...

A te che godi ma non gioisci delle disfatte altrui...

A te che domani, quando incontrerai un laziale, lo saluterai con un bel sorriso